martedì 24 novembre 2015

Recensione: "Inverno rosso", di L. Rinarelli


Autore: Luca Rinarelli
Titolo: Inverno rosso
Pagine: 336
Editore: Eris 

Trama:


In una Torino sepolta dalla neve, i senza fissa dimora stanno misteriosamente morendo. Sembrano banali decessi per assideramento, ma sono troppi in troppo poco tempo per una città di un milione di abitanti. Werner capisce subito che c'è qualcosa di strano. Immigrato dalla Germania Est dall'oscuro passato, lui per le strade di Torino ci ha vissuto, lui quei barboni li conosceva ed erano suoi amici. Per le vie di una metropoli senza colore, tra periferie fatiscenti e quartieri post industriali, si aggira un killer. Werner si mette sulle sue tracce in cerca di vendetta. La città in piena crisi economica e sociale fa da sfondo a una ricerca disperata di giustizia che porterà Werner al centro di una ragnatela fittissima di intrighi, tra lobbies di potere e interessi occulti.

Recensione:

La storia inizia nel dicembre del 2009. Ci sono due elementi che sono particolarmente utili ad indicare il modo in cui la città viene rappresentata.
L'edificio del Politecnico è ritratto come un insieme di parallelepipedi, un'oscura fortezza di pietra.
Negli interni dell'Hotel Nazionale, marmi, velluto granata e legno scuro della mobilia.
Un ritratto di una città incombente e per una parte, molto ricca. 
Torino è coperta dalla neve e immersa in una densa nebbia che confonde i contorni.
L'altra parte della città, ad affrontare il freddo e a cercare riparo su gradini, vagoni dismessi, angoli riparati, è assegnata ai senzatetto. Ognuno di questi uomini ha una colpa nascosta nel suo passato.

E' in questa città che si muove il nostro protagonista. Tedesco, coi capelli rossi, Werner ha un oscuro passato nella Germania Est. Dopo la caduta del Muro, ha vagato per l'Europa quindi si è stabilito a Torino. Inizialmente ha vissuto per strada, che è il motivo per cui conosceva ed era amico dei senza fissa dimora che stanno misteriosamente morendo.
Come loro, Werner porta dentro una colpa di un tempo passato. Un passato solo accantonato, non affrontato e sconfitto.
In questa prima parte della storia, sembra quasi che non ci siano altre persone, nella città. Un'atmosfera da 'il giorno dopo la fine del mondo'. 

Sembra che il male accantonato torni ad attaccare Werner, ad annientare ciò che ha a cuore in questa sua nuova vita. La sua decisione di farsi carico del caso è il motore del cambiamento della vicenda.
I sentimenti per gli amici, l'amore per Ilenia (la ragazza che Werner conosce e di cui s'innamora), fanno sì che il desiderio di affrontare il passato sia più forte della paura, e che le abilità offensive, distruttive, che derivano a Werner dalla sua vita passata, diventino uno strumento difensivo degli amici, costruttivo per il bene.
Mentre procede la lotta contro il male, la società assente si scongela e la vediamo cominciare ad aprirsi, ad essere più presente nella storia.

Il racconto ha un inizio fitto di informazioni, vi compaiono tutti gli elementi necessari a comprendere il resto. Si può dire che dal momento in cui Werner sale in sella alla fidata bicicletta e comincia a correre come il vento, il ritmo cambia, e vola anche il romanzo.

Una delle caratteristiche che saltano all'occhio, di Werner, è la capacità di mettere in uno sguardo tutto il suo passato oscuro, tanto da impedire in un attimo a chi lo minaccia di andare oltre, e da intimorirlo. Uno sguardo che mi ha incuriosito. Per quanto impossibile, avrei voluto vederlo.
Purtroppo nelle recensioni non si può parlare del finale ma vi dico che ho amato la trovata di Werner sul tetto di un edificio per un certo motivo. Una scena brevissima ma è stata una trovata che ho adorato.

Del male ritratto in questo libro mi è rimasta impressa la solitudine, l'esecuzione di azioni senza tenere in alcun conto la volontà individuale, quasi che non esistesse. 
Non posso parlare del disegno che muove il male in questa vicenda ma posso dire che è stato rappresentato in modo efficace, che mi ha disgustato e agghiacciato insieme.

Leggere questo libro è stata un'esperienza nuova per me. Calarmi in un inverno rosso (e anche un pò russo), immedesimarmi in un protagonista tedesco. Sembrerà strano, ma non mi era mai capitato prima. E nessuna vicenda di questo racconto coincideva con la mia esperienza passata. Calarmi in questa nuova terra di nessuno della mia immaginazione è stato stimolante.
Altra novità per me, le illustrazioni. Fra le pagine possiamo trovare le belle illustrazioni di Marco Martz, di cui ho preso un assaggio dalla pagina Facebook del libro.

Infine, come sempre, persino nei noir si trovano macchie di colore. Vi lascio con quella che ha colpito di più me.


Vicino a Werner c'è una presenza
E' nero e di lui è dura liberarsi.
E' grande quanto due pugni.
... E' un coniglio, e di nome fa nientemeno che Sparwasser.

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