venerdì 22 maggio 2015

Il giardino dei raggi di luna di Sarah Addison Allen: recensione



Un altro libro è andato e come sempre quando si tratta dei romanzi di Sarah Addison Allen, in un tempo piacevole, leggero e magico. 

Vediamo la trama, qualche passo particolarmente bello e la mia impressione generale.

Comincio col dire che ho cambiato la trama presente sul risvolto di copertina. Perchè a volte, nel tentativo di dare un sunto della trama ma di non svelare troppo... e al tempo stesso di evocare l'atmosfera del romanzo... bè, mi spiace dirlo, ma non sempre i risvolti di copertina hanno un gran successo. Quello che ho letto io, per esempio, più che tratteggiare ed evocare, faceva capire assai poco e non mi aveva neanche lasciato una buona impressione... Infatti ero indecisa se leggerlo. Sono andata in fiducia perchè era Sarah Addison Allen, l'autrice. E meno male, perchè alla fine si è rivelato bello, più di quanto il risvolto di copertina mi aveva lasciato pensare...

Così ecco la trama riscritta a modo mio.

"Emily ha diciassette anni. E' una ragazzina dolce e spaurita, schiacciata dalla personalità della madre, una donna rigorosa, impegnata con successo in ogni campo del sociale.
Poi un giorno, la perdita. Emily rimane orfana. E deve andare a stare col nonno, a Mullaby, nel North Carolina. 
L'incontro è impressionante. Il nonno, come si scoprirà poi, è un buon uomo. ... E' che è un gigante! E' alto due metri e settanta... e non è abituato a stare in compagnìa, perciò è un pò scontroso.
Emily si sente un pò persa in quella nuova cittadina dove, per di più, qualcosa sulla madre non le torna. Il suo nome è infatti associato ad una storia d'amore che ha spezzato la vita di un giovane uomo. La madre da giovane è ricordata come bella, viziata e sprezzante.
Così purtroppo Emily, sua figlia, non è accolta bene lì.
E poi ci sono i misteri. 
Le sfere luminose che, di notte, percorrono la cittadina di Mullaby. Che fenomeno è...?
C'è la carta da parati della sua stanza che, sorprendentemente, di tanto in tanto cambia fantasia... In base all'umore del momento di chi ci vive.
E c'è Julia, la sua vicina, una donna giovane e dolce, che ha preso Emily sotto la sua ala protettrice.
Julia cucina ogni giorno dei dolci e ogni giorno li mette vicino alla finestra aperta. Possono chiamare qualcuno, sostiene.
All'inizio la vita di Emily a Mullaby è ingarbugliata... ma piano piano il groviglio si scioglierà :-) "

E ora vediamo qualche passo particolarmente bello del romanzo, che aiuti a capirne meglio i personaggi, l'atmosfera :-) ...

Ecco il gigante, Vance Shelby, il nonno di Emily:

In quell'istante, la porta a soffietto si aprì di scatto ed Emily balzò all'indietro. Un uomo anziano, i capelli color argento da conio, uscì, chinandosi sotto l'arco per evitare di sbattere la testa. Era incredibilmente alto e camminava con un'andatura rigida, le gambe come trampoli. Sembrava mal costruito, come un grattacielo fatto di legno morbido invece che di cemento. [...]
La ragazza tese lentamente la mano. "Ciao, io sono Emily."
Lui sorrise. Poi il sorriso si trasformò in una risata, un ruggito che sapeva di cenere, come un grosso fuoco. La mano di Emily scomparve in quella dell'uomo, quando lui la strinse. "So chi sei, bambina. Sei identica a tua madre quando aveva la tua età."

Tempo dopo, il gigante si è ormai abituato alla presenza della nipote in casa, e quando c'è da difenderla, la difende:

Il viso di nonno Vance si irrigidì. Era arrabbiato. E un gigante arrabbiato faceva la sua impressione. "Non ho mai cercato scuse per Dulcie e ho sempre accettato la colpa di quello che è successo, perchè non ero stato capace di controllarla. Ma ascoltami bene, mia nipote non è Dulcie e io non permetterò che venga trattata in questo modo."
Morgan si schiarì la voce. "Mi sentirei più a mio agio se ti sedessi, Vance."
Vance non si mosse di un millimetro. "Nessuno si sente a suo agio con me. Se c'è qualcuno che dovrebbe sapere che cosa si prova, quello sei tu."
"Voglio che lei stia alla larga da mio figlio."
"E' da un pò che tengo d'occhio tuo figlio nei boschi dietro casa mia. Non è Emily che deve stargli alla larga" disse Vance con intenzione.

Ed ecco i dolci della dolce e coraggiosa Julia, i dolci con cui spera di richiamare qualcosa lontano:

Ci scrisse sopra i nomi delle torte del giorno: torta Velluto Rosso e ciambella alle pesche, tipiche del Sud, ma anche amaretti al tè verde e miele e krapfen ai mirtilli rossi...

E ancora:

Julia aveva appena terminato di scrivere i nomi delle specialità del giorno: torta al Milky Way, torta al burro e noci pecan, sigari al limone e amaretti al chai alla vaniglia...

Dicevo che Julia spera di chiamare qualcosa di lontano, con i dolci. Bè, vicino, c'è qualcuno che a questo qualcosa ci somiglia, sa come ci si sente ad essere chiamati da un dolce, sa cosa si vede, e ce lo spiega:

... e come quelle torte, ovunque lui si trovasse, lo riportassero da lei, un segnale di zucchero a velo che volava nel vento come polline. Lo percepiva, aveva detto. Lo vedeva.

Solo un accenno alle magiche luci di Mullaby :-)

Paralizzata, Emily la osservò al margine del bosco, oltre il vecchio gazebo nel giardino di nonno Vance. Non scomparve come aveva fatto la sera prima. Si trattenne, sfrecciando da un albero all'altro ed esitando prima di ricominciare a muoversi.
La stava... la stava osservando?
Emily guardò subito verso la casa accanto. Le luci erano tutte spente. Era l'unica a vederla.
Si voltò verso la luce. Che cosa accidenti era?

Fine delle citazioni :-)

Parliamo ora di come passa il tempo con questo libro...
E' scorrevole e leggero, magico e dolce. Regala delicate aperture ai sentimenti. Instilla speranza e un pizzico di fede nell'imprevisto, nella magìa della vita.
Il tempo passa molto veloce leggendolo e alla fine è un pò un dispiacere separarsene.
Insomma, fino ad ora Sarah Addison Allen non mi ha ancora mai deluso.

Credo di non essere azzardata nel dire che forse un pò tutti avremo bisogno di libri come questo, almeno una volta nella vita...

Però poi, degustibus. Come mi ha detto stamattina un'amica: "Io preferisco i morti ammazzati."
Verissimo. Anch'io ho un giallo sanguinosissimo che mi aspetta. 
Che dire, dipende da che ingrediente si vuol mettere in quel momento nella propria vita.
Si va a senso, a gusto.
Come quando si assaggia qualcosa che si sta cucinando e si sente se manca un pò di sale, di zucchero, un pò di vaniglia e lo si aggiunge :-)







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